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Correlazioni in Medicina



Terapia di resincronizzazione cardiaca nello scompenso cardiaco con complesso QRS stretto


La terapia di resincronizzazione cardiaca riduce morbilità e mortalità nello scompenso cardiaco cronico con un complesso QRS largo.
La dissincronia meccanica si presenta anche in pazienti con un complesso QRS stretto, e ciò suggerisce la potenziale utilità della terapia di resincronizzazione cardiaca in tali pazienti.

È stato condotto uno studio randomizzato che ha coinvolto 115 Centri per valutare l’effetto della terapia di resincronizzazione cardiaca in pazienti con insufficienza cardiaca di classe NYHA III o IV, una frazione di eiezione ventricolare sinistra uguale o inferiore a 35%, una durata QRS inferiore a 130 msec e prove ecocardiografiche di dissincronia ventricolare sinistra.

Tutti i pazienti sono stati sottoposti a impianto di un dispositivo e sono stati assegnati in maniera casuale a terapia di resincronizzazione cardiaca on o off.

L’esito primario di efficacia era un composito di decesso per qualunque causa o primo ricovero in ospedale per peggioramento dello scompenso cardiaco.

A marzo 2013 lo studio è stato interrotto per futilità in base alle raccomandazioni del Comitato per il monitoraggio dei dati e della sicurezza.

Alla chiusura dello studio, gli 809 pazienti che erano stati sottoposti a randomizzazione sono stati seguiti per un periodo medio di 19.4 mesi.

L’esito primario si è presentato in 116 dei 404 pazienti nel gruppo terapia di resincronizzazione cardiaca, rispetto a 102 dei 405 nel gruppo controllo ( 28.7% vs 25.2%; hazard ratio, HR=1.20; P=0.15 ).

Si sono verificati 45 decessi nel gruppo terapia di resincronizzazione cardiaca e 26 nel gruppo controllo ( 11.1% vss 6.4%; HR=1.81; P=0.02 ).

In conclusione, nei pazienti con scompenso cardiaco sistolico e una durata QRS inferiore a 130 msec, la terapia di resincronizzazione cardiaca non riduce il tasso di decesso o ricovero in ospedale per scompenso cardiaco e potrebbe aumentare la mortalità. ( Xagena2013 )

Ruschitzka F et al, N Engl J Med 2013; 369: 1395-1405

Cardio2013


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